Maria Elena Miletto Petrazzini - Effetto di differenti segnali comunicativi umani sulle scelte del cane domestico (canis familiaris)

Ultimo aggiornamento Venerdì 25 Marzo 2011 14:53 Scritto da Maria Elena Miletto Petrazzini Venerdì 12 Febbraio 2010 11:37

Stampa

Scienze Naturali e Ambientali - Tesi di Laurea

Valutazione attuale: / 11
ScarsoOttimo 

Il cane (Canis familiaris L. 1758) è una specie costantemente associata all’uomo in tutti i continenti ed è ritenuto il primo animale domestico e, se da un lato i dati archeologici più antichi risalgono a circa 14.000 anni fa, le analisi molecolari del DNA retrodaterebbero la sua origine a circa 135.000 anni fa (Vilà et al., 1997) .

Recentemente si sono moltiplicate le ricerche sperimentali sulle capacità socio-cognitive del cane, una specie vicina a noi, non filogeneticamente, ma per la sua convivenza millenaria con la nostra specie in seguito a un processo evolutivo complesso che lo ha reso adatto a vivere nella società umana.

È stato anche evidenziato che ci sono dei comportamenti simili tra il cane domestico e i bambini di età inferiore ai tre anni (Soproni et al., 2001; Povinelli et al., 1999; Virány et al., 2006; Lakatos et al., 2009) e questo può essere spiegato dal fatto che il loro ambiente sociale è spesso condiviso dal cane che vive in casa, che è pertanto esposto agli stessi stimoli umani dando così l’occasione, forse, di sviluppare capacità simili in risposta al comportamento delle persone (Lakatos et al., 2009). Recenti ricerche hanno dimostrato che alcuni segnali comunicativi, come il contatto visivo e il tono di voce infantile, influenzano l’apprendimento sociale nei bambini. La presenza di questi stimoli chiarificatori, che specificano il destinatario al quale ci si rivolge, facilita l’acquisizione di informazioni, ma può anche portare in alcuni casi a una errata interpretazione della situazione, al punto che i bambini imparano qualcosa che non è corretto.

Topál et al., (2009) hanno dimostrato che anche i cani presentano la stessa tendenza a commettere un errore in un comunicativo-sociale, in cui si chiamava il soggetto e lo si guardava negli occhi, ma che l’errore diminuiva significativamente in assenza di questi segnali.

Sulla base dei precedenti lavori, in questa ricerca si è voluto in primo luogo valutare quale aspetto della comunicazione tra cane e uomo sia più significativo nell’influenzare la scelta del cane e se, a parità di segnali emessi, l’identità della persona (proprietario vs. estraneo) sia un fattore che influenza la scelta dell’animale.

Per rispondere a queste domande sono stati testati settantasei cani domestici in tre Condizioni diverse in cui veniva offerto del cibo in dei piatti: 1) scelta tra due quantità ugualmente piccole di cibo influenzata da una persona che esprime preferenza per una delle due in modo controbilanciato, 2) scelta libera del cane tra tanto e poco cibo, 3) scelta tra tanto e poco cibo con una persona che manifesta sempre una preferenza per la quantità minore di cibo (Fig. 1 a/b/c: Le tre Condizioni di lavoro).

Le tre Condizioni di lavoro - a)

Le tre Condizioni di lavoro - c)Le tre Condizioni di lavoro - b)Ogni soggetto è stato sottoposto a 18 prove totali, sei per ogni condizione. Si è lavorato con cinque gruppi di cani: 1) lo sperimentatore si avvicinava al piatto stabilito senza guardare il cane nè parlargli (movimento), 2) lo sperimentatore si avvicinava al piatto e, senza guardare il cane, esprime il suo gradimento con tono entusiasta (movimento + voce), 3) lo sperimentatore si avvicinava e alterna lo sguardo tra il piatto e il cane ma senza parlargli (movimento + sguardo) e 4) lo sperimentatore si avvicinava al piatto alternando lo sguardo tra piatto e cane e parlando con tono entusiasta (movimento + voce + sguardo).

Inoltre, valutata l’effettiva influenza dei segnali comunicativi sul cane in presenza di una persona estranea (lo sperimentatore), è stato testato un quinto gruppo con la procedura completa (movimento,voce e sguardo) eseguita dal proprietario per vedere se l’ influenza fosse differente a seconda dell’identità della persona .

Fig. 2: Confronto tra gruppi nella Condizione 3Confrontando le scelte effettuate dai cani dei primi quattro gruppi per ciascuna condizione si è visto che i soggetti non si limitano a seguire solo il movimento umano, ma che i cani sono sensibili allo sguardo e alla voce soprattutto se combinati con il movimento nella procedura completa che è quella che più influenza la scelta del cane in presenza di quantità di cibo diverse (Condizione3) (Fig.2). Si è visto però che i cani tendono a seguire l’indicazione umana più spesso quando la quantità di cibo è la stessa, mentre se è diversa preferiscono il piatto più abbondante nonostante l’influenza della persona e indipendentemente dal segnale esibito.

Quest’ultimo risultato vale anche per il gruppo testato dal proprietario, che esercita una maggiore influenza sul cane rispetto all’estraneo quando c’è ugual quantità di cibo (Fig. 3), ma non quando è portato a fare una scelta controproducente.

Quando il cane sceglie liberamente preferisce la quantità maggiore di cFig. 3: Confronto tra i due gruppiibo, però la scelta cala significativamente tra la condizione di scelta libera e quella in cui vi è l’influenza del proprietario. Questa differenza non si evidenzia con l’estraneo come dimostratore; in questo caso infatti i cani continuano  a preferire l’opzione più vantaggiosa.

Sono stati confrontati i cani dei quattro gruppi testati dallo sperimentatore per vedere dove guardassero mentre lo sperimentatore esibiva la sua scelta, per individuare quale dei segnali umani attira maggiormente l’attenzione. È stato escluso dall’analisi il gruppo testato dal padrone poiché, data la convivenza/familiarità con il cane, avrebbe potuto essersi sviluppato un particolare sistema comunicativo che escludeva alcuni segnali a favore di altri, interferendo con la reale significatività dei segnali in sé.

Si è osservato anche che i cani guardano per più tempo la persona che esprime la preferenza per un piatto quando la quantità di cibo è la stessa rispetto a quando è diversa, ma tale differenza scompare nel gruppo con la procedura completa, in cui i cani guardano a lungo lo sperimentatore in entrambe le circostanze.

In generale si può concludere che i cani sono sensibili a specifici segnali comunicativi umani, anche se lo sguardo e la voce hanno circa lo stesso effetto nell’influenzare il cane, mentre la loro efficacia è massima quando essi sono eseguiti con il movimento nella procedura completa che più influenza il cane e ne attira l’attenzione.

Maria Elena Miletto Petrazzini

 

Tesi di Laurea Specialistica

Autore: Maria Elena Miletto Petrazzini
Email: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Relatore: Cristina  Giacoma
Università: Università degli Studi di Torino
Facoltà: Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
Corso: Laurea Spec. in Evoluzione del Comportamento Animale e dell’Uomo
Data di Discussione: 10/12/2009
Voto: 110 cum laude
Disciplina: Etologia
Tipo di Tesi: Sperimentale
Altri Relatori: Emanuela Prato-Previde
Lingua: Italiano
Grande Area: Area Scientifica
Dignità di Stampa: Si
In Collaborazione con: Università degli studi di Milano
Settori Interessati: Università, centri ricerca, allevamenti di cani

Pubblicata in: www.pubblitesi.it