Giulia Zancolli - Vulnerabilità e Conservazione di Pelobates fuscus insubricus in Piemonte

Ultimo aggiornamento Venerdì 25 Marzo 2011 14:51 Scritto da Giulia Zancolli Giovedì 25 Febbraio 2010 17:21

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Scienze Naturali e Ambientali - Tesi di Laurea

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Valutazione e confronto delle misure di conservazione attuate in due popolazioni piemontesi di pelobate fosco, gravemente minacciate, e suggerimento di possibili interventi futuri.

Negli ultimi decenni numerose specie animali e vegetali sono scomparse dalla Terra e molte sono gravemente minacciate. Gli Anfibi sono senza dubbio il gruppo che ha subito il maggior numero di estinzioni; si stima infatti che nelle ultime due decadi circa 168 specie siano già estinte. Nel mio lavoro di tesi ho voluto pertanto contribuire alla salvaguardia degli anfibi concentrando le forze su un piccolo rospo italiano, il pelobate fosco (Pelobates fuscus insubricus), attualmente considerato uno degli anfibi europei più a rischio di estinzione. Nonostante le numerose azioni di salvaguardia intraprese, tra cui due Progetti LIFE finanziati dalla Comunità Europea, a partire dagli anni ’80 il suo areale originario ha subìto un drastico declino. Le cause principali includono la bonifica delle zone umide (essenziali per la sopravvivenza degli anfibi), l’agricoltura intensiva con l’uso di pesticidi e altre sostanza tossiche e la diffusione della pratica delle “asciutte” per la coltivazione del riso.

LLa risaia dopo il completamento della barriera nel Parco Naturale del Ticinoo scopo principale del mio lavoro di tesi è stato quello di valutare e confrontare le misure di conservazione attuate in due popolazioni piemontesi di pelobate fosco gravemente minacciate e suggerire possibili interventi futuri. Il sito che ho personalmente monitorato è localizzato all’interno del Parco Naturale Regionale della Valle del Ticino nel comune di Cameri (No). Fino a venti anni fa il pelobate era abbastanza diffuso nel novarese ma, a causa dei cambiamenti nelle pratiche agricole, iniziò drasticamente a scomparire fin tanto che l’Ente Parco dovette acquistare una risaia appositamente per il pelobate. Per garantirne la salvaguardia, il campo non è coltivato ma viene regolarmente allagato da metà Aprile fino ad Agosto. L’altra popolazione è localizzata all’interno del Sito d’Importanza Comunitaria “Laghi di Ivrea” nella provincia di Torino; si tratta di un vecchio maceratoio per la canapa alimentato unicamente da acqua piovana. Negli ultimi anni l’elevata siccità primaverile ha mantenuto il canale asciutto perciò il pelobate non ha potuto riprodursi; nel 2007 venne osservata una coppia all’interno del canale e siccome era il terzo anno consecutivo in assenza di acqua, si decise di prelevare i due individui e farli accoppiare in cattività. Dalle uova deposte si svilupparono quasi 2000 girini che vennero allevati e infine rilasciati all’interno del maceratoio.

Entrambi i siti sono stati monitorati durante la stagione riproduttiva del 2009 mediante il sistema delle barriere e trappole a Misurazione di esemplare di Pelobatecaduta che consiste nel recintare la pozza con un telo in polietilene lungo il quale vengono posizionati dei secchi di plastica (le trappole) alternativamente all’interno e all’esterno della barriera. Grazie a questa tecnica gli animali in migrazione verso il sito riproduttivo vengono bloccati dalla barriera e cadono nella trappola; è così possibile catturare gran parte della popolazione e raccogliere numerosi dati. Ad ogni individuo è stata inoltre prelevata una falange da un dito dell’arto posteriore per poter svolgere in laboratorio la scheletrocronologia: si tratta di una tecnica che consente di conoscere l’età degli anfibi tramite il conteggio delle linee di arresto che si formano nelle ossa quando il rospo va in letargo durante l’inverno (come gli anelli che si formano nei tronchi degli alberi!)

Dall’analisi dei dati riguardanti le misure corporee dei pelobati è emerso che le femmine sono nettamente più grandi dei maschi anche a parità di età e i maschi della popolazione di Ivrea sono più grandi rispetto a quelli del Ticino. La popolazione presente all’interno del Parco del Ticino è molto piccola (solo 41 individui catturati) e le femmine erano più vecchie dei maschi; a Ivrea invece sono stati catturati 94 pelobati e quasi tutti avevano 2 anni di età. Questo dato dimostra che la reintroduzione di girini avvenuta nel 2007 ha avuto successo e perciò questa tipologia di intervento è efficace.

In generale possiamo dire che la popolazione del Ticino, seppur oggetto di vari interventi conservazionistici, è ancora Sezione ossea di individuo di 3 annifortemente in pericolo: dal confronto con i dati raccolti nel 2008 emerge infatti una popolazione in diminuzione, specialmente per quanto riguarda le femmine (solamente 5 catturate quest’anno). Inoltre abbiamo osservato che il momento in cui la risaia inizia ad essere inondata (metà Aprile) non coincide con l’inizio di attività dei rospi, che generalmente è in corrispondenza delle prime piogge primaverili (metà-fine Marzo); ciò può impedire ad alcuni pelobati di riprodursi o le uova già deposte possono andare incontro ad essiccamento. A Ivrea invece la reintroduzione del 2007 ha avuto grande successo e per il momento la popolazione è giovane e può crescere; tuttavia finché l’approvvigionamento idrico del canale non verrà garantito, la sopravvivenza della popolazione risulta fortemente minacciata viste le scarse precipitazioni degli ultimi anni e i cambiamenti climatici in atto.

Bisognerebbe pertanto adottare politiche di gestione dell’acqua che garantiscano il rifornimento idrico ed evitino il prosciugamento dei siti durante la stagione riproduttiva, includere attività di allevamento in cattività e reintroduzione nei programmi di conservazione al fine di aumentare le dimensioni delle popolazioni e continuare monitoraggi a lungo termine per assicurare la sopravvivenza di questo piccolo rospo italiano.

Giulia Zancolli

Tesi di Laurea Specialistica

Autore: Giulia Zancolli
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Relatore: Cristina Giacoma
Università: Università degli Studi di Torino
Facoltà: Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
Corso: Laurea Spec. in Conservazione e Biodiversità Animale
Data di Discussione: 07/10/2009
Voto: 110 cum laude
Disciplina: Conservazione
Altri Relatori: Daniele Seglie
Lingua: Italiano
Grande Area: Area Scientifica
Dignità di Stampa: Si

Pubblicata in: www.pubblitesi.it