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Planck svela l'Universo

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Scritto da PubbliScienze Lunedì 05 Luglio 2010 18:41

L'osservatorio spaziale Planck dell'ESA (European Space Agency) ha inviato la sua prima immagine di tutto il cielo stellare. L'immagine non solo fornisce una nuova visione sul modo in cui le stelle e le galassie si sono formate, ma ci dice anche come l'universo stesso è nato dopo il Big Bang.

"Questo è il momento per cui Planck è stato concepito", spiega David Southwood direttore del programma di Scienza ed Esplorazione Robotica dell'ESA. "Noi non stiamo dando la risposta. Stiamo aprendo la porta ad un eldorado dove gli scienziati potranno cercare le pepite che porteranno ad una più profonda comprensione di come il nostro universo si è formato e come stia ora funzionando. La immagine stessa e la sua notevole qualità sono un tributo agli ingegneri che hanno costruito e hanno messo in funzione Planck. Ora la ricerca scientifica deve iniziare."

Dalle parti più vicine della Via Lattea a quelle più lontani nello spazio e nel tempo, la nuova immagine di tutto il cielo fornita da Planck è uno straordinario scrigno di nuovi dati per gli astronomi.

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Trovate nello spazio interstellare molecole organiche super complesse

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Scritto da PubbliScienze Giovedì 24 Giugno 2010 18:41

Un team di scienziati dell'Istituto di Astrofisica delle Canarie (IAC; Instituto de Astrofísica de Canarias) e dell'Università del Texas ha per la prima volta individuato una delle più complesse molecole organiche nel materiale rarefatto che si trova tra le stelle all'interno di una galassia. Questa scoperta potrebbe contribuire a risolvere un mistero vecchio di decenni concernente la riproduzione di molecole organiche nello spazio. I ricercatori hanno comunicato i loro risultati mediante la rivista Monthly Notices della Royal Astronomical Society.

"Abbiamo rilevato la presenza di molecole di antracene in una densa nube in direzione della stella Cernis 52 nella costellazione Perseo a circa 700 anni luce dal Sole", ha spiegato Susana Iglesias Groth, ricercatrice dell'IAC e a capo dello studio.

A suo parere, il passo successivo sarà quello di indagare la presenza di amminoacidi. Molecole come l'antracene sono prebiotiche, così, quando sono sottoposte a radiazioni ultraviolette e vengono combinate con acqua e ammoniaca, potrebbero produrre amminoacidi e altri composti essenziali per lo sviluppo della vita.

"Due anni fa sempre nello stesso luogo," dice la Iglesias, "abbiamo trovato la prova dell'esistenza di un'altra molecola organica, il naftalene (comunemente noto come naftalina), per cui tutto indica che abbiamo scoperto una regione di formazione stellare ricca di chimica prebiotica." Fino ad ora l'antracene era stata rilevata solo nei meteoriti, ma mai nel mezzo interstellare. Forme ossidate di questa molecola sono comuni nei sistemi viventi e sono biochimicamente attive. Sul nostro pianeta l'antracene ossidata è un componente di base dell'aloe e ha proprietà antiinfiammatorie.

La nuova scoperta suggerisce che una buona parte degli elementi chiave della chimica prebiotica terrestre potrebbero essere presenti anche nella materia interstellare.

Dal 1980 sono state trovate nello spettro del mezzo interstellare centinaia di bande associate alla materia interstellare, ma mai fino ad ora, erano state identificate. Questa scoperta indica che potrebbero derivare da forme molecolari basate su antracene o naftalina. Dato che sono ampiamente distribuite nello spazio interstellare, potrebbero aver giocato un ruolo chiave nella produzione di molte delle molecole organiche presenti al momento della formazione del Sistema Solare.

I risultati si basano su osservazioni effettuate mediante il telescopio William Herschel presso l'osservatorio Roque de los Muchachos in La Palma alle isole Canarie e con il telescopio Hobby-Eberly in Texas negli Stati Uniti.

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Sei uomini resteranno isolati per 530 giorni. Simulano volo su Marte

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Scritto da PubbliScienze Lunedì 07 Giugno 2010 15:41

Sei uomini sono entrati in una struttura costituita da 5 moduli abitativi collegati tra di loro a Mosca giovedì scorso per simulare un volo su Marte. La squadra "Mars-500" e composta da un cinese, l'astronauta Wang Yue, un francese, l'ingegnere Romain Charles, un italo-colombiano, l'ingegnere Diego Urbina, e tre russi,  Sukhrob Kamolov, medico chirurgo, Alexei Sitev, ingegnere e comandante della missione, e Alexander Smoleevsky, fisiologo. Soltanto il cinese Wang Yue è un astronauta esperto. I sei hanno salutato gridando "ci si vede tra 520 giorni!"

Secondo Wang, non poter vedere le loro famiglie ed i loro amici sarà una delle più grandi sfide, anche se le e-mail saranno consentita durante l'esperimento. Sia Wang che il francese Charles si sentono orgogliosi di fare parte di questo esperimento. Wang ha detto, "sarà per tutti noi una esperienza provante. Non potremo vedere le nostre famiglie, né i nostri amici, ma penso che sia un momento glorioso della nostra vita."

Il progetto è frutto di uno sforzo congiunto tra l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l'Agenzia Spaziale Russa e si terra presso l'Istituto per i Problemi Biomedici (РАН; Институт медико-биологических проблем) dell'Accademia Russa delle Scienze a Mosca. L'obiettivo è quello di studiare gli effetti fisici e psicologici degli aspiranti astronauti.

Il cibo sarà razionato come se fosse una vera missione su Marte. Tutte le vettovaglie sono state fornite dalla Cina e caricate nel 'veicolo spaziale simulato' prima dell'inizio dell'esperimento. La Cina ha anche inviato altri tre membri di riserva del personale come supporto alla missione.

Dopo i 250 giorni che occorrono per il viaggio simulato verso Marte, il gruppo si dividerà. Tre rimarranno nel veicolo spaziale, due simuleranno uno studio della superficie di Marte, ed uno fungerà da raccordo tra gli altri due gruppi. Dopo un mese, il gruppo passerà alla simulazione del viaggio di ritorno che durerà 240 giorni. Gli uomini seguiranno un calendario rigoroso. Ogni giorno sarà suddiviso in tre parti di 8 ore ciascuna, 8 ore di sonno, 8 di lavoro, e le restanti 8 di tempo libero.

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Due astronomi amatoriali catturano una grande palla di fuoco su Giove

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Scritto da PubbliScienze Domenica 06 Giugno 2010 15:41

Un oggetto di grandi dimensioni, forse un asteroide o un meteorite, ha colpito giovedì scorso il pianeta Giove.

La palla di fuoco è stata osservata ieri 3 giugno alle 20:31 UTC da due astronomi dilettanti, Christopher Go nelle FIlippine e Anthony Wesley in Australia. Wesley, che ha pubblicato la notizia su un forum internet, era già noto anche per aver individuato un altro impatto su Giove avvenuto nel luglio dello scorso annoo. Entrambi hanno filmato l'impatto ed entrambi i video mostrano una palla di fuoco delle dimensioni della Terra dopo l'impatto dell'oggetto con il pianeta. Potrebbe essere questa la prima volta che qualcuno abbia catturato e registrato un meteorite che si schianta contro un pianeta.

Questo evento è avvenuto poche ore dopo che una squadra della Space Science Institute (SSI), guidata dall'astronomo Heidi Hammel, ha annunciato che l'evento avvenuto il 19 luglio 2009 è stato il risultato dell'impatto di un asteroide di circa 500 metri di diametro sul pianeta Giove. Questo impatto ha causato una frattura della crosta del pianeta della dimensione dell'intero oceano Pacifico. La squadra di ricercatori dell'SSI ha anche calcolato che l'asteroide ha colpito Giove con una forza pari a diverse migliaia di bombe nucleari.

Il pianeta aveva già subito una altro notevole impatto nel luglio 1994, quando venne colpito dalla cometa Shoemaker-Levy 9 (SL9). Gli scienziati ritenevano che non ci sarebbero stati altri impatti su Giove per diversi secoli, ma sono stati smentiti per ben due volte nel giro di soli due anni.

Ora, gli astronomi di tutto il mondo cercheranno di capire che tipo di fratture abbia lasciato la collisione di ieri, e che cosa lo ha colpito. Anche se l'impatto è ritenuto relativamente piccolo, gli astronomi si aspettano che un campo di detriti potrebbe presto apparire tra le nuvole intorno a Giove come avvenne nel 2009.

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Scienziato americano crea vita artificiale

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Scritto da PubbliScienze Venerdì 21 Maggio 2010 15:36

Il Biologo americano Craig Venter ha annunciato di aver creato la prima "forma di vita artificiale" sulla terra al J. Craig Venter Institute, un laboratorio e centro di ricerca negli Stati Uniti.

Questo passo avanti è il risultato di quindici anni di ricerca e si basa su precedenti studi e lavori. La ricerca ha visto la creazione di un genoma batterico sintetico e il trapianto di un genoma di una specie di batteri in un'altra. "Synthia", il soprannome derivato da "synthetic lifeform" (forma di vita sintetica) con cui è stata battezza questa "nuova" specie di batterio, unisce queste due tecniche per creare una "nuova forma di vita".

Il risultato ottenuto da Venter è stato respinto da alcuni scienziati come ad esempio da David Baltimore, genetista del Caltech (California Institute of Technology), che lo ritiene più un "tour de force" tecnico che un vero e proprio punto di svolta scientifico.

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